Le insolvenze aziendali sono in crescita costante a livello globale e l’Italia registra uno dei peggiori dati. Le previsioni indicano una tendenza destinata a durare, con pesanti ripercussioni sull’economia e sull’occupazione. Quali settori sono più colpiti e come contenere il rischio?
Nel corso dei prossimi due anni le insolvenze aziendali globali continueranno a crescere. A sostenerlo è Allianz Trade, uno dei più importanti player nell’assicurazione del credito commerciale. Nel corso del 2024 è stato registrato un aumento del 10 per cento, mentre per il 2025 è prevista una crescita del 6 per cento, che scenderà al 3 per cento il prossimo anno. Nel caso in cui le previsioni fossero confermate, le insolvenze crescerebbero per cinque anni di fila.
Il rischio insolvenza
in Italia
La ripresa delle insolvenze aziendali, in Italia, si è fatta sentire anche nella seconda parte del 2024, quando è stato registrato uno degli incrementi più importanti – a livello globale – registrando un pesante +45 per cento, contro il +9 per cento del 2023.
A condizionare negativamente questo andamento è stata l’accelerazione registrata un po’ in tutti i settori. Quelli più colpiti sono stati:
- le costruzioni: +62 per cento;
- il manifatturiero: +58 per cento;
- il commercio: +50 per cento;
- l’ospitalità: +39 per cento.
Da segnalare che quest’ultimo settore (quello dell’ospitalità) è stato l’unico che ha superato pesantemente il numero delle insolvenze che sono state registrate nel periodo compreso tra il 2012 ed il 2019.
Con ogni probabilità questa tendenza proseguirà, almeno in Italia. Stando all’analisi effettuata da Allianz Trade le insolvenze aziendali sarebbero ancora al di sotto del livello pre-pandemia (alla fine del 2024 eravamo su un -8 per cento), a differenza di quanto accade in molti altri paesi che fanno parte dell’Unione europea.
La debolezza della crescita economica prevista nel corso di quest’anno e del prossimo e un sostegno limitato dalla politica economica, contribuiscono all’atteso rialzo, che, stando a quanto previsto da Allianz Trade, dovrebbe portare a 14.000 casi nel 2025, in crescita del 17 per cento, e a 14.300 nel 2026 (+2 per cento).
Insolvenze aziendali nel corso dei prossimi anni
Le previsioni degli esperti per il futuro sono tutt’altro che rosee. Se le previsioni per il 2025 ed il 2026 fossero confermate ci ritroveremo davanti a cinque anni consecutivi di crescita delle insolvenze aziendali.
“Riteniamo che le insolvenze aziendali globali aumenteranno del +6 per cento nel 2025 e del +3 per cento nel 2026, a causa di un ritardo nella riduzione dei tassi di interesse, all’aumento dell’incertezza e alla debole domanda…
– spiega Aylin Somersan Coqui, CEO di Allianz Trade. –
Tassi di interesse relativamente alti potrebbero mettere sotto pressione i settori e le aziende con un alto livello di indebitamento, così come quelli che affrontano sfide finanziarie specifiche, come la transizione verde, la competizione con l’IA o le frizioni nella supply chain.
Allo stesso tempo, l’incertezza prolungata potrebbe indurre le aziende ad adottare un atteggiamento attendista, riducendo l’attività a scapito delle imprese già fragili. Inoltre, ci sono altri fattori di rischio, come la persistente mancanza di slancio economico e lo smaltimento post-Covid dell’arretrato di insolvenze. L’ambiente imprenditoriale è raramente stato così complesso e volatile, e le aziende devono rimanere vigili per evitare i conseguenti rischi di insolvenza”.
L’impatto sul mercato del lavoro
Purtroppo questo susseguirsi di insolvenze aziendali avrà un impatto decisivo sul mercato del lavoro. Allianz Trade prevede che nel corso del 2025 questa situazione possa mettere a rischio qualcosa come 2,3 milioni di posti di lavoro, 120.000 in più rispetto al 2024. Nel 2026 l’aumento dovrebbe essere più contenuto: +30.000.
Ad essere più colpita è l’Europa occidentale (1,1 milioni), seguita dal Nord America (450.000): entrambe le aree, in questo modo, registrerebbe un nuovo record decennale. Per quanto riguarda l’Asia sono a rischio 320.000 posti di lavoro: il dato annuale è rimasto sostanzialmente stabile.
Come risolvere il problema
Quali soluzioni ci potrebbero essere a questo problema? L’espansione del credito potrebbe essere un buon sistema per ridurre le insolvenze aziendali: verrebbe fornita alle imprese la liquidità necessaria per coprire i vari debiti, sostenere le operazioni necessarie e investire nella crescita.
Ma non solo. L’accesso al credito darebbe l’opportunità di rifinanziare i debiti e colmare i cali di reddito. Ma non solo, eviterebbe il rischio di fallimento nei momenti più acuti di recessione economica.
“Le nostre previsioni sulle insolvenze potrebbero peggiorare se l’economia europea dovesse performare peggio del previsto, con una maggiore mancanza di slancio, o se l’area Asia-Pacifico mostrasse una minore resilienza e maggiori ostacoli legati alla Cina
– spiega Maxime Lemerle, Lead analyst per lo studio sulle insolvenze aziendali di Allianz Trade -.
Anche un ulteriore deterioramento dell’economia statunitense rappresenterebbe un rischio. Inoltre, la geopolitica potrebbe essere un fattore di forte instabilità, con i conflitti in corso tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente, le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e le incertezze politiche su Taiwan.
Una guerra commerciale a tutto campo farebbe aumentare le nostre previsioni di insolvenza di ulteriori +2,1 punti percentuali nel 2025 e +4,8 punti percentuali nel 2026, portando gli aumenti rispettivamente a +7,8 per cento e +8,3 per cento. Questo significherebbe 6.800 casi di insolvenze in più negli Stati Uniti e 9.100 in Europa occidentale”.
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Pierpaolo Molinengo
Giovedì 17 aprile 2025
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