“La crisi che sta investendo il settore delle telecomunicazioni è profonda e sotto gli occhi di tutti“. L’ha detto Luca Stanzione, segretario generale Cgil Milano, parlando a margine dell’iniziativa “Rischi e opportunità nella crisi delle Tlc” organizzata ieri dal sindacato a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano.
Un settore che non sfrutta la spinta della trasformazione digitale
Per Stanzione quello delle telecomunicazioni è “un comparto strategico, attraversato da una trasformazione rapidissima, eppure privo di una reale regia politica e industriale. E questo, nonostante l’Italia avesse a disposizione importanti risorse pubbliche. Parliamo di 6,7 miliardi di euro stanziati dal Pnrr, interamente destinati alle telecomunicazioni: banda ultralarga, fixed wireless access, 5G. Risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per costruire un’alleanza virtuosa tra pubblico e privato, per riposizionare il Paese in uno scenario internazionale sempre più competitivo. Invece, ad oggi, è stato speso solo il 20% di quei fondi, con un ritardo clamoroso che rischia di estromettere l’Italia dai grandi giochi globali del settore”.
Il segretario provinciale Cgil non usa mezzi termini: “Il governo ha scelto di non governare questo processo. E non riguarda solo le telecomunicazioni, ma l’intero sistema infrastrutturale del Paese. È una rinuncia consapevole alla sovranità tecnologica e industriale, in nome di un liberismo ideologico che ci espone a gravi rischi”.
Presidiare lo spazio europeo anche sul fronte delle infrastrutture
Eppure, per Stanzione esiste ancora uno spazio europeo da presidiare. “L’Europa ha grandi player come Deutsche Telekom, Vodafone, Orange, Telefónica e Bt Group, ma resta in ritardo sull’infrastruttura hardware, dominata da giganti extraeuropei come Huawei, Zte e Cisco Systems. L’Europa può contare solo su Nokia e Ericsson: troppo poco, in uno scenario globale in cui si giocano sfide decisive”.
Intanto, “mentre la politica resta immobile”, a Milano, sottolinea il sindacalista, “il settore conta oggi 10.845 lavoratrici e lavoratori. Persone che rischiano di essere travolte da una crisi industriale che cambierà radicalmente gli assetti aziendali. Nello stesso tempo, però, si sta aprendo una partita nuova: Amazon Web Services investirà 1,2 miliardi di euro entro il 2029 per realizzare tre data center di rilievo mondiale a Rho, Teo e Zivido San Giacomo. Un’operazione che potrebbe generare oltre 5mila posti di lavoro, diretti e indiretti”.
Il punto per Stanzione è proprio questo: come si tiene insieme una crisi che colpisce 10mila lavoratori e una nuova crescita che promette 5mila occupati? “Questa è la sfida. E per affrontarla serve un intervento immediato delle istituzioni”.
Ma la Lombardia continua a correre sul filo della digitalizzazione
In questo contesto, la Lombardia continua a essere una delle regioni trainanti nel panorama Ict italiano, con un elevato livello di dotazioni tecnologiche, una forte spinta agli investimenti digitali, una maggiore attenzione alla sostenibilità e una migliore preparazione sul fronte digitale. Spesso superiori alla media nazionale. A dirlo è l’Assintel Report Lombardia pubblicato qualche giorno fa.
La ricerca, curata dall’Istituto Ixé, sostenuta da Aws, Grenke, Infocert, Intesa Sanpaolo, e Tim, mette in luce come il tessuto imprenditoriale lombardo abbia un’alta propensione ad aumentare gli investimenti Ict, in linea con la media nazionale, a dimostrazione di un territorio che non ha subito rallentamenti ma ha invece colto le opportunità offerte dalla trasformazione digitale. Il 32,2% delle imprese lombarde, secondo i dati dell’Assintel Report Lombardia, prevede un incremento del budget dedicato alle tecnologie emergenti nel 2025, rispetto alla media italiana del 30,1%.
Le imprese lombarde registrano un tasso di adozione superiore alla media italiana nelle principali aree Ict, con un numero di dotazioni per azienda pari al 6,8 contro il 6,4% della media nazionale. Stessa dinamica anche rispetto alle dotazioni di servizi di sicurezza informatica, presenti nell’81,1% delle imprese lombarde, contro la media nazionale del 76,3%. Valori superiori al resto d’Italia si registrano anche per quanto riguarda la dotazione di servizi per la gestione dei dati (Big Data e Analytics, Iot), presente nel 46,7% delle imprese lombarde, contro il 41,5% della media nazionale.
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